Un boss in salotto

A Luca Miniero il successo di Benvenuti al Sud ha fatto indubbiamente bene in termini di popolarità e successo ma ha inevitabilmente interrotto il percorso innovativo iniziato nel 2002 con Incantesimo Napoletano e che sembrava potesse portare una ventata di novità nell’asfittico panorama della commedia nazionalpopolare suggerendole forme originali di racconto capaci di includere il paradosso e l’ironia surreale lasciandosi alle spalle l’istinto della battuta facile facile.  I segnali della virata conformista erano già parsi chiari con Questa notte è ancora nostra del 2008 dove il duo Miniero-Genovese aveva abbracciato in toto Fausto Brizzi & Co. rinunciando al lato più originale della loro capacità narrativa a favore di un groove cinematografico che fosse più leggero e commerciale. Il boss del titolo è Ciro Cimmaruta, ideale rappresentante dello stereotipo homus meridionale tanto in voga negli ultimi anni: volgare, colluso, troglodita, cafone, senza arte nè parte.  Sua sorella Carmela,  trasformatasi in Cristina per motivi di “decenza” territoriale è scappata al Nord per costruirsi una vita (e una famiglia) basata sui principi dell’ambizione, della produttività, dell’asetticità così cari  ( secondo Miniero) a larga parte della popolazione padana.  I due si rincontrano dopo anni e sono costretti ad una coabitazione fozata da cui dovrebbero scaturire (sempre secondo Miniero) gag esilarantri in grado di reggere l’intera durata della pellicola. Purtroppo, nonostante la presenza di buoni interpreti (è un vero peccato che in giro non ci sia nessuno in grado di scrivere un soggetto cinematografico decente da mettere a disposizione di quell’autentico talento che è Paola Cortellesi) il film risulta essere esile esile, un pò noioso nel suo essere decisamente già visto. Decisamente un copia e incolla…..

miniero